Osserviamo come completare correttamente questa sequenza
Ogni volta che inizia il dialogo con il nostro corpo, osserviamo che le risposte non sono sempre le stesse.
Mentre ci apprestiamo alla nostra pratica quotidiana ci accorgiamo che il nostro sentire ogni giorno è diverso, perché la nostra vita si è arricchita di altri momenti che hanno modificato in parte la nostra struttura interna.
Allora ecco che il nostro percorso verso l’immergersi in ogni Asana può variare, andando ad arricchire la nostra sensibilità e la nostra percezione.
Mentre si va a cercare la tonicità e l’espansione di VIRABADRASANA II (foto 1), ci si potrebbe accorgere che alcune parti interessate all’esecuzione non rispondono con la stessa stabilità o elasticità della volta precedente.
Per aiutarsi ad annullare questa memoria, che vorrebbe indirizzarci nella dimensione dei momenti di pratica già vissuta, si può provare a risvegliare il corpo con una percorso che attraverso altre Asana permette di arrivare all’esecuzione di VIRABADRASANA II, senza incontrare direttamente quegli ostacoli fisici e psichici che in quel momento sono presenti.
In una preparazione diretta di questa asana, ad esempio si parte divaricando le gambe e con la rotazione adeguata dei piedi si scende da una parte o dall’altra con la gamba corrispondente che si piega.
A questo punto si dovrà fare i conti con muscoli quali: Tensore fascia lata, sartorio, Retto femorale e il Pettineo per la gamba flessa, dal Grande Gluteo fino al tendine del polpaccio per quella posteriore, con un naturale antagonismo che internamente si dovrà gestire con lo Psoas.
Per scavalcare questi “ostacoli” che il corpo ci pone davanti , si prova a partire da Adho Mukha (foto 2) passando in Trikonasana (foto 3) e sollevandosi in Virabadrasana II (foto 4). Si arriva così nella posizione, e pur ritrovando l’azione sugli stessi muscoli, si usufruisce della cooperazione delle parti del corpo usate nelle 2 posizioni precedenti, e la percezione dell’asana cambierà.
L’arrivare da Trikonasana, dopo una estensione liberatoria degli Ischiocrurali e dei fianchi, darà la possibilità alle Creste Iliache di allinearsi in modo spontaneo, non appena sarà attivato l’equlilibrio tra la spinta dei piedi e il movimento rotatorio all’interno delle Anche.
In questo proiettarsi in posizione perpendicolare con il tronco si userà l’inspirazione, mentre si darà all’espirazione l’incarico di assestare l’appoggio del tronco sulle anche.
L’utilizzo corretto degli archi plantari (interno ed esterno) darà equilibrio tra sartorio e tensore della fascia lata, permettendo al retto femorale di gestire al meglio l’allineamento tra il ginocchio e l’anca della gamba flessa.
In ogni passaggio precedente si risvegliano quelle parti del corpo che daranno alla posizione prescelta una nuova dimensione interna.
Dimensione che annullerà gradualmente le resistenze e alimenterà le parti deboli con nuova linfa, prodotta dalle asana precedenti. In questa prima sequenza siamo arrivati a VIRABADRASANA II dal basso verso l’alto, cioè e su, contrastando la forza di gravità con l’inspirazione.
Ora vediamo come arrivare alla posizione, con la stessa sequenza, ma passando dall’alto.
Dopo il passaggio da Adho Mukha a Trikonasana si risale a gambe tese, portando le braccia perpendicolari verso l’alto (foto 5); da qui si inizia la “discesa” verso Virabadrasana (foto 6), controllando l’allineamento delle creste iliache e mantenendo le scapole allineate come se fossero appoggiate ad un muro, ma soprattutto cercando la sensazione di estensione in tutte le direzioni.
Ecco che di nuovo la forza di gravità mi darà una diversa consapevolezza della posizione che risulterà più espansa e libera. Consiglio di ripetere alcune volte le sequenze, per migliorare la fluidità e lasciare che il corpo trovi il modo più spontaneo per arrivare a far affiorare in superficie la sua consapevolezza interna.